“Impura”, e le amiche la pestano. Ora il bullismo islamico fa paura!
Agguato di tre adolescenti maghrebine a una compagna. La colpa? “Ha la madre italiana e veste all’occidentale”
A loro, musulmane «doc» (sempre col velo sulla testa), quella ragazza – musulmana «impura» (che al velo preferiva i cappelli stile grunge ) – proprio non piaceva.
Un’antipatia diventata nel tempo avversione. E, infine, aggressione. Insulti, calci e pugni. Come nel più classico modello di bullismo «occidentale». Maschi o femmine non fa differenza: quando si tratta di perseguitare i più deboli o gli indifesi, la viltà non fa differenza di sesso. Ma da oggi non fa distinzione neanche in tema di fede religiosa; così il bullismo vigliacco «apre» anche all’«islamismo».
Una brutta storia dai contorni ancora rarefatti che i media hanno subito marchiato col titolo più ad effetto: «Reggio Emilia, bullismo al femminile: lei non era musulmana pura».
La cronaca, presa pari pari dal verbale dei carabinieri, recita quanto segue: «Una studentessa 19enne di Reggio Emilia è stata per giorni vittima di bullismo da parte di tre ragazze, figlie di cittadini nordafricani residenti nel comprensorio montano reggiano».
La sua «colpa»? «Non essere una pura musulmana, per via della madre italiana e del suo abbigliamento troppo all’occidentale». Parole – queste legate all’abbigliamento e alle abitudine «troppo occidentali» – che sono spesso riecheggiate in bocca a uomini adulti (padri e fratelli) di fede musulmana nel contesto di delitti familiari; ora quelle stesse parole sembrano essere diventate «patrimonio» anche di giovani musulmane come quelle entrate in azione a Reggio Emilia.
Ma il motivo di quanto accaduto è solo da leggersi nell’ambito di una distorta concezione religiosa e culturale, o c’è qualcos’altro (magari una banale questione di cuore)? Al momento i carabinieri non fanno cenno a invidie sentimentali o a fidanzati contesi, avvalorando piuttosto la pista – diciamo così – dell’«integralismo religioso»: «È per questo motivo che le tre ragazze, una minorenne e le altre due di 18 e 19 anni, hanno offesa e minacciata la loro vittima per giorni fino a quando, all’uscita da scuola, l’hanno aggredita tirandole i capelli e prendendola a calci alla fermata del pullman».
A differenza di casi analoghi, il pestaggio è stato subito interrotto da qualcuno che ha assistito alla scena e, per fortuna, non ha deciso di immortalarla con un telefonino, ma ha pensato bene di interromperla dividendo i contendenti.
Torniamo al verbale della Benemerita: «È stato solo grazie all’intervento di un passante che il pestaggio ha avuto fine. La giovane è poi ricorsa alle cure mediche, con una prognosi di 7 giorni per i traumi e le contusioni riportate. La ragazza ha quindi sporto denuncia presso la stazione dell’Arma di Castelnovo Monti per lesioni personali, minacce e ingiurie».
A completare il quadro sono le annotazioni dei cronisti di nera della zona: «Nonostante la 19enne non conoscesse direttamente le tre ragazze, se non di vista e con i vezzeggiativi che usavano nei rispettivi profili Facebook , dove si sono anche vantate dell’accaduto, i carabinieri sono riusciti a identificarle. Ora saranno denunciate alla Procura reggiana e a quelle dei minori di Bologna per i reati di lesioni personali, ingiurie e minacce».
Solo pochi giorni fa, sempre a Reggio Emilia, un gruppo di baby bulli è stato fermato per aver schiaffeggiato un coetaneo, istigandolo a rubare in un centro commerciale. Disavventura simile a Piacenza per un 12enne che era costretto a rubare somme di denaro ai genitori per consegnarle ai suoi aguzzini: adolescenti poco più grandi di lui. I responsabili di entrambi gli episodi sono stati individuati e ora sono tutti in comunità di recupero. Servirà a qualcosa?
Fonte: Il Giornale
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